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lunedì 30 gennaio 2012

RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.
(Eduardo Galeano)

domenica 29 gennaio 2012

Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni.
(Jeremy Irons)

giovedì 26 gennaio 2012

Ma quante "Italie" conosciamo?
Quella dell’arte?
Quella della grande inventiva?
Quella del talento costruttivo?
Quella del paese pittoresco?
Quella dei giovani che cercano un futuro?
O quella capace di grandi imprese industriali?
Noi possiamo scegliere quale Italia essere.
E’ il momento di decidere se essere noi stessi
o accontentarci dell’immagine che ci vogliono dare.
Questo momento è quello di ripartire.
Ripartire nell’unico modo che conosciamo: con il nostro lavoro
e mettendoci alla prova.
Perché in Italia, ogni giorno,
c’è qualcuno che si sveglia e
mette nel suo lavoro il talento,
la passione,
la creatività,
ma soprattutto la voglia di costruire
una cosa ben fatta.
Le cose che costruiamo ci rendono ciò che siamo.
(Spot Fiat Panda 2012)

mercoledì 25 gennaio 2012

Nella rete non c'è notte e non c'è giorno, non c'è alto e non c'è basso, non c'è corpo e non c'è calligrafia, c'è solo il bit, che viaggia e che prende la forma che gli vogliamo dare.
(Jovanotti)

martedì 24 gennaio 2012

E quest’ Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca.
Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade.
(Oriana Fallaci)

lunedì 23 gennaio 2012

“Dove finiscono le nostre capacità inizia la nostra fede.
Una forte fede vede l’invisibile, crede l’incredibile e riceve l’impossibile.”
(Detto Buddista)

mercoledì 18 gennaio 2012

Passiamo il novanta per cento della nostra vita senza dire niente, chiusi in noi stessi. Ma quante cose succedono in quel silenzio. Quasi tutto.
Agiamo, prendiamo decisioni, pensiamo. Ma facciamo anche cose di cui neanche ci accorgiamo. Per esempio custodiamo le paure, teniamo a freno l'ira, fantastichiamo, giudichiamo, ci lasciamo turbare, controlliamo le emozioni o le cerchiamo, siamo scontenti o contenti, rimuoviamo le angosce, metabolizziamo le cattive notizie, ci accettiamo, ci rifiutiamo, eccetera. Dentro il silenzio diventiamo più bambini oppure ci confessiamo l'inconfessabile, parliamo con Dio, non ci vergogniamo dei nostri impulsi, non siamo terrorizzati dai tabù, desideriamo ciò che gli altri ci vietano, ci vien voglia di uccidere, di fare all'amore, di scappare. E tutto questo avviene quando siamo seduti nel vagone della metropolitana, mentre attraversiamo una strada, prendendo un caffè al bar, nelle sale d'aspetto, davanti allo specchio con il pettine in mano, accendendoci una sigaretta.
La nostra immensa via silenziosa e sommersa non scompare d'incanto quando usiamo la parola. Parlare è sempre un po' balbettare, ha in sé qualcosa di repressivo, di formalizzato e contempla sempre, nascostamente, una frustrazione, in quanto la complessità del silenzio (nella quale trascorre gran parte della esistenza) non passa attraverso la lingua parlata.
La parola detta a un altro prende come sistema di riferimento un codice condiviso, che si richiama a una cultura, a modelli di comportamento da tutti riconosciuti. In quell'ora in cui parliamo troviamo i punti d'appoggio nello ius, nella legge degli uomini in comunità, mentre in tutte le altre ore del giorno (e della notte, visto che sogniamo) ci lasciamo anarchicamente governare dal fas, cioè da leggi metafisiche, antropologiche o religiose.
(Vincenzo Cerami)

martedì 17 gennaio 2012

Questo mondo è una meraviglia. Non c’è niente da fare, è una meraviglia.
E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia – ma non tu, con i tuoi due occhi e i tuoi due piedi;
se Tu, questa essenza di te, sente d’essere parte di questa meraviglia – ma che vuoi di più, che vuoi di più?
Una macchina nuova?
(Tiziano Terzani)

lunedì 16 gennaio 2012

I ricordi sono come i pesci nell’acqua. A volte vengon fuori a frotte, a volte si nascondono. A volte ce n’è uno che si distacca dagli altri e nuota felice nelle acque tiepide cercando il sole. Altre volte si rincorrono e giocano, ed è bello guardarli. (Dacia Maraini)

domenica 15 gennaio 2012

Adoro le persone che mi fanno ridere. Penso che ridere sia la cosa che mi piace di più.
E’ la cura per moltissimi mali.
(Audrey Hepburn)

giovedì 12 gennaio 2012

La forza si ottiene con i fallimenti, non con i propri successi.
(Coco Chanel)

mercoledì 11 gennaio 2012

La vita non è fatta per guardare indietro la strada percorsa, ma per sognare la strada ancora da fare. Non chiederti chi sei davanti allo specchio, non avrai risposta alcuna, semmai guardati dentro e scoprirai di non essere cambiato mai. Il tempo non invecchia l'anima di chi sogna.
(G. Di Battista)
Guardare troppo lontano è un errore.
Se uno guarda lontano, non vede quello che ha davanti ai piedi, e finisce per inciampare.
Ma anche concentrarsi troppo sui piccoli dettagli che si hanno sotto il naso non va bene. Se non si guarda un po’ oltre, si va a sbattere contro qualcosa. Perciò è meglio sbrigare le proprie faccende guardando davanti a sé quanto basta, e seguendo l’ordine stabilito passo dopo passo. Questo, in tutte le cose, è il punto fondamentale.
(Murakami Haruki)

lunedì 9 gennaio 2012

Da tanto tempo non faccio più bilanci: farli interrompe il fluire della coscienza, della consapevolezza. Un tempo, tutte le estati, riflettevo su come ero andato nei mesi precedenti, pensavo anche alle correzioni degli sbagli che credevo d’aver commesso e mi riempivo la testa di buoni propositi.
Oggi non faccio bilanci e non ho sogni da realizzare: la consapevolezza è sufficiente a condurmi.
Ma che cosa è esattamente questa consapevolezza? E’ la possibilità di dire dentro di me: ” Io sono”. Non “io sono questo o quello”, non “Che cosa voglio essere o diventare”, ma “Io sono”.
Dopo qualche istante cambio l’enunciato, che diventa semplicemente: “Sono.” Non c’è altro da aggiungere. Mi sento depresso e mi ripeto: “Sono”.
Ho l’ansia, mi abbandono e mi dico: “Sono”.
Sento dolore e mi ripeto: “Sono”, sono nella banalità, sono nella gioia, sono in ogni cosa.
Non c’è più il peggio e il meglio, c’è la mia presenza. “Io sono”.
(Raffaele Morelli)

domenica 8 gennaio 2012

Si dice che non ci rendiamo conto dei momenti significativi della nostra vita nel momento i cui li viviamo, cresciamo tranquilli e soddisfatti dando tutto per scontato, sia le cose che le persone.
E’ solo quando stiamo per perdere tutto questo che capiamo quanto abbiamo sbagliato e ci rendiamo conto dell'importanza di questi momenti e di quanto li amiamo.
(One tree hill)

mercoledì 4 gennaio 2012

Ai tempi di mia nonna non si buttava via niente. Nemmeno l’esperienza.
Un bacio era una cosa rara nella vita di una persona e veniva custodito come un tesoro.
Il dolore si conservava gelosamente per non dimenticarlo. E da quello si imparava.
Adesso calze, dolori e baci, consumiamo tutto, rompiamo tutto, ci disfiamo di tutto.
(Marcela Serrano)

martedì 3 gennaio 2012

Un giorno, Nasreddin Hodja e suo figlio andavano al mercato. Il figlio cavalcava l'asino, e lui, lo accompagnava a piedi. Un passante brontolò: "Ecco la nostra gioventù moderna, lasciarsi portare tranquillamente dall'asino, obbligando il suo vecchio padre, con il suo pesante turbante, a seguirlo a piedi!"
"Padre, te lo avevo detto!" Mormorò il figlio. "Andiamo, non indugiare e prendi il mio posto."
Nasreddin Hodja acconsenti. Essi fecero così un pezzo di strada fino a che si sentirono interpellare da un gruppo di paesani: "Ehi Hodja, le tue ossa si sono indurite, sei distrutto dal peso degli anni, perché costringi quest'adolescente, nel fiore degli anni, a zoppicare leggermente dietro di te?"
A queste parole, Hodja non trovò meglio che far montare suo figlio dietro di lui, sulla groppa dell'asino. Non erano andati molto lontano che alcuni individui gli sbarrarono la strada, gridando: "Che gente spietata! Due persone su di un povero asino. E dire che é il nostro famoso Hodja che tollera ciò! Se questa non é una vergogna!"
Questa volta, Nasreddin Hodja, fuori di se, discese subito dal somaro, ed anche suo figlio, e entrambi proseguirono andando dietro l'asino libero del suo carico. Siccome ogni cosa ha una fine, subirono i rimproveri di alcuni mascalzoni che incontrarono poco dopo.
"Che idiozia! Vedere l'asino sgambettare e caracollare in libertà, mentre i suoi padroni, sfidando la polvere e l'intollerabile calore, fanno la strada a piedi! Non si è mai vista una cosa simile!"
"Vedi, figlio mio", disse Nasreddin Hodja al culmine della pazienza, "ammiro le persone che si sono liberate delle malelingue! Tu, fai come ti sembra meglio e che la gente dica ciò che più desidera, perché le bocche degli uomini non sono un sacco che si possa chiudere!"
[Una storia di Mullah Nasreddin Hodja]

lunedì 2 gennaio 2012

dicono che è vero
che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema
dicono che è vero
che c’è solo un modo per risolvere un problema
dicono che è vero
che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione
dicono che è vero
sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora
non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
ora.
(Jovanotti)

domenica 1 gennaio 2012

Voglio fare un castello in aria più su delle nubi, più su del vento un castello d’oro e d’argento.
Con una scala ci voglio salire per sognare senza dormire
e su un cartello farò stampare:
“le cose brutte non possono entrare..”
o filastrocca solitaria si starà bene lassù nell’aria: ma se un cartello scritto così lo mettessimo anche qui?
(Gianni Rodari)